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Consiglio Comunale dell'08/01/2007 - Nuovo Piano Urbanistico Generale
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VOTO FAVOREVOLE AL D.P .P.: ERRORE DEL CENTRODESTRA del: 22/02/2007
Ignorate le problematiche più grandi della città. Da subito dichiaro che, se fossi stato in Consiglio Comunale, avrei votato contro il D.P .P. o al massimo mi sarei astenuto, decisione che auspicavo prendessero gli amici del centrodestra di Monopoli, che hanno attaccato il D.P .P. in Consiglio Comunale e fuori, bocciando la bozza del prof. Oliva. Quella stessa bozza che l’ ex assessore prof. Selicato, in un recente convegno, ha severamente criticato, dichiarando: "Questo è un documento inutile, un’ enunciazione di buoni principi, un elenco di dati approssimativi che non contiene proposte concrete ". I rappresentanti del centrodestra di Monopoli, più volte in svariate sedi, hanno lamentato scarso coinvolgimento delle forze di opposizione, mancanza di collegialità, trasparenza e partecipazione. Dopo tante critiche, mi sarei aspettato un voto diverso da quello che è stato! Un unanimismo che non convince e che non vorrei fosse interpretato dall’opinione pubblica come un inciucio, quale sicuramente non è. Un voto di astensione sarebbe stato più logico, in attesa di conoscere la cartografia fmale del P .U.G.( con l’auspicio che i grafici siano più autentici e leggibili del Piano Piccinato del 1976). Da parte dell ’ Amministrazione Comunale si è suonata la grancassa per giubilare il Partecipa P .U.G., ma incertezze, perplessità e titubanze in merito affiorano anche all ’ interno della maggioranza, così come si apprende dagli organi di stampa( Gazzetta del Mezzogiorno di mercoledì, 17 gennaio 2007). E a me stesso, presente ad un Convegno organizzato nel novembre scorso presso il Vecchio Mulino dall ’ Associazione Progetto Città Futura e presieduto dall’avv. Filippo Grattagliano, non fu data risposta da un collaboratore del prof. Oliva, tale prof. Carlo Maria Torre (probabilmente infastidito dalla mia identità politica) in merito ad un grave problema della città da me sollevato. Il problema è inerente il mancato spostamento a nord dei binari e della stazione ferroviaria e la chiusura dei passaggi a livello non compensata dai sottopassi veicolari, con relativo disagio per disabili, anziani e mamme con bambini. Nel D.P .P. questo problema centrale è ignorato, cosi come sono ignorate le " inesistenti barriere architettoniche, gli accessi al mare sbarrati e la mancanza di scivoli per disabili e categorie deboli. Ugualmente è stata trascurata l’ area ospedaliera, male ubicata perche emarginata dalla linea ferroviaria, in disattesa a quanto previsto dal Piano Piccinato che la indicava sullo svincolo della Monopoli -Conversano. Tale proposta, recentemente il prof. Laganà, già sindaco di Monopoli, ha rilanciato ai vertici della Sanità Pubblica. La bozza del prof. Oliva risulta molto lacunosa, confusa e poco chiara in merito ad altre realtà territoriali: p .I.P .; Comparti; Porto; Porto Turistico;Costa; Centro Storico; Agro. Quest’ultimo di recente mortificato da Decreti Ministeriali, ripresi dalla Regione con mancanza di presa d’ atto del Consiglio Comunale. Mi riferisco alle perimetrazioni delle aree S.I.C.(Sito Interesse Comunitario) e ZPS (Zone Protezione Speciale ), che sono state imposte dall ’ alto, senza preavviso e con mancanza di tabelle. Scontate le lamentele dei cacciatori e dei tanti proprietari agricoli con terreni vincolati! Tali mie osservazioni, dettate da sincero e costruttivo spirito critico, sono volte a favorire -anche se con poche speranze -un confronto corretto e dialettico sullo sviluppo socioeconomico, sulla crescita e qualità della vita della nostra amata Monopoli. Antonio Rossani già consigliere comunale Monopoli, 18 gennaio 2007


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commento inserito da: rexhunt@libero.it del: 28/02/2007
DPP prova politica eloquente
Purtroppo la conduzione politica (se è lecito chiamarla tale) del DPP da parte di maggioranza ed opposizione conferisce ancor più la sicurezza a noi cittadini di aver assegnato mandato a governare la nostra città ad una classe dirigente non all’altezza. E’ stata totalmente assente una chiara indicazione programmatica, anche al di là del documento in oggetto, sullo sviluppo socio – economico della nostra città da parte delle forze che ci rappresentano. Sul piano delle scelte nodali per il nostro futuro la maggioranza ha dimostrato la sua inadeguatezza non essendo capace di indicare piani d’intervento funzionali alla risoluzione definitiva di molti problemi ancora insoluti nella nostra Monopoli. Infrastrutture, cultura, espansione economica, turismo, disagio sociale, tutte problematiche rimaste inevase o quasi. Dopo gli anni della dura contestazione all’ex sindaco Laganà ci ritroviamo in molti a riconsiderare il buonsenso di alcune sue indicazioni (spostamento ferrovia, alla luce del disastro ingovernato dei sottopassi); il suo confuso decisionismo col quale se non altro affrontava i problemi tentando di conferirgli pronta soluzione; il suo fervore campanilistico col quale se non altro cercava di elaborare risposte, sì contestabili, ma a favore dall’interesse di una città conosciuta a fondo; il suo esagerato protagonismo col quale entrava prepotentemente in ogni faccenda forse con poca avvedutezza, ma con prese di posizioni CHIARE. Persino i difetti diventano virtù nella desolazione d’oggi. E a dirlo non è un ammiratore dell’ex sindaco. E la sinistra come ne è uscita? Vincente sul piano elettorale, perdente in tutto il resto. Persino sul versante etico, dove il suo supposto primato è una storia definitivamente da archiviare alla luce dei numerosi conflitti d’interesse a cui i cittadini hanno assistito. Queste d’altro canto le conseguenze di un’azione politica mirata esclusivamente all’abbattimento del nemico (Laganà) che ha riversato le sue gravi lacune di rielaborazione politica del vissuto in una amministrazione senza idee e senza identità. Taluni raffinati compagni dell’intellighenzia locale ancora rinvigoriscono il loro fervore militante al solo sentir pronunciare il nome dell’ex sindaco, incuranti del silenzio assordante di una sinistra incapace di produrre iniziativa politica. La destra poi, con l’eccezione di Romani, completamente berlusconizzata, non appare in grado di offrire una alternativa seria di governo. Lo dimostra appunto la posizione strampalata sul DPP la cui “ratio” appare stretta dall’esigenza di apparire opposizione assennata grazie ad un inutile unanimismo e l’impreparazione (tranne l’eccezione) tecnica e politica dei consiglieri incapaci anch’essi di proporre prospettive di crescita efficaci e coerenti. Cosa aspettiamo a scendere in campo? Monopoli ha bisogno di preparazione, serietà, coraggio, slancio ideale e responsabilità collettiva!
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commento inserito da: Andrea Brescia del: 05/03/2007
Abituati a sopravvivere, abituati a scegliere il "meno peggio".
All'interno della categoria "Pensieri personali in libertà" faccio riferimento ad alcuni commenti appena letti. Trasferitomi da poco nel profondo Nord mi accorgo di quanto, anche qui, nulla sia perfetto. Ricorro, quindi, con la mente alla mia Città natale immaginandola a mia maniera. Premetto che sono molto contento che risorse della politica monopolitana riemergano di tanto in tanto, altresì sono pienamente entusiasta che i cittadini si esprimano come meglio credono. Tuttavia bisogna sempre contestualizzare le proprie affermazioni, il che significa non perdere mai di vista la realtà in cui ci troviamo: il Meridione. Faccio mia una precedente affermazione "Ignorate le problematiche più grandi della città" al fine di capire quali siano, a questo punto, le problematiche più piccole, quali siano i piccoli mali di una città costiera di 156 km² con circa 50k abitanti. Il prof. Selicato, stimato professionista, abbandonò mesi addietro la giunta monopolitana in quanto non disposto ad attendere i "tempi della politica". Laddove si incontri un tecnico di giunta che rifiuti di seguire il percorso poltico tracciato dalla propria maggioranza è buona norma fermarsi a riflettere. Forse Monopoli vuol pensare troppo in grande? Forse la Città pretende di vivere ancora di rendita? Sono sempre più convinto che il Monopolitano d.o.c. sia ormai abituato a sopravvivere, abituato a scegliere il "meno peggio" sollazzato solo dal proverbiale panem et circenses. Alla luce di ciò , dati i presupposti economico-sociali, data la situazione politica odierna, è giusto che la Città tutta si cimenti in opere induttive: analizzare microcosmi al fine di definire regole di gestione generali. Se è vero che la goccia scava la pietra sono convintissimo che ogni singola partecipazione di ogni singolo Cittadino serva alla causa cittadina: quand'anche il Cittadino sieda nei banchi di destra del consiglio comunale. La lungimiranza espressa con un voto favorevole nei confronti di un documento programmatico (non un Vangelo del buon governo) è da plauso, essa infatti va oltre le divisioni ideologiche e partitiche. Su quanto sia scarno in contenuti il documento stesso aprirei un altro topic.
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commento inserito da: rexhunt@libero.it del: 13/04/2007
Ridiamo dignità alla politica
Mi si permetta di ritornare sull’oggetto del discutere per valutare se di “lungimiranza” si tratta nel caso dell’unanime approvazione del DPP. A mio modesto avviso non colgo nulla di lungimirante, nessuno sguardo lungo, anzi noto una certa compiaciuta miopia nella mancata conferma della contrarietà ad un documento verso cui sono state mosse per mesi, nel metodo e nel merito, non poche critiche. Un voto sfavorevole avrebbe indotto, per il prosieguo dei lavori, ad una maggiore considerazione delle istanze provenienti dai banchi dell’aula “Perricci”, dopo che in questa fase seppur prevalentemente tecnica di redazione del Piano, l’equipe del prof Oliva ha svolto un ruolo quasi esclusivo. Le ragioni della politica (governo della polis) sono entrate sostanzialmente nella pianificazione territoriale, solo con un affrettato e confuso lavorio in sede di commissione consiliare. Che peraltro non ha tenuto in debita considerazione neanche le perplessità di una parte (Lamanna - SDI) di questa nostra ben assortita maggioranza. Ora, se vi è un deficit oggettivo di direzione politica, se nei contenuti e nella partecipazione alla cittadinanza questo atto preliminare è stato fortemente criticato dalla minoranza e in parte messo sotto accusa anche da partiti di centrosinistra, mi si spieghi (almeno) la funzione di questa artificiosa convergenza del centrodestra. Non reggono gli appelli alla responsabile concordia istituzionale. Non siamo di fronte la sterile contrapposizione ideologica che, anche su questioni cruciali, ingessa troppo spesso la vita democratica del nostro Paese. A cui giustamente il Colle guarda con apprensione, a cui saggezza impone di rispondere con un atto distensivo. Qui, più prosaicamente, ci si confronta su di un piano regolatore che esige progettualità politica! Idee, riflessioni, critiche, spunti. Quando c’è da far valere le proprie ragionate posizioni, che possono rappresentare occasione di progresso collettivo, non si deve aver paura dello scontro democratico e del dissenso! Anzi è bene alzarlo, il livello dello scontro – confronto, sebbene chiaramente, sul piano della qualità del discernimento e delle proposte. Ripiegare su di un INUTILE unanimismo, non serve, appunto, a niente! O forse solo a nascondere la propria impreparazione. Un’ultima cosa: l’unica riflessione a cui mi inducono le dimissioni del prof. Selicato mi porta a considerare l’inidoneità (sia inteso con il massimo rispetto) di un “tecnico” a ricoprire una carica politica. Se le incomprensioni tra la maggioranza ed il professore non hanno altra natura, non v’è da preoccuparsi: “i tempi della politica” (non le lungaggini speculative) sono i tempi necessari del dialogo, della mediazione, delle scelte ponderate, dello scontro civile tra diverse sensibilità… mi sembra naturale la contrarietà di un “tecnico” di fronte queste, a volte lunghe, procedure della democrazia istituzionale (sempre che, beninteso, i termini della rottura siano questi). Del resto dopo il disastro sul parco del Barsento innescato da una certa fretta, qualcuno dovrebbe finalmente averlo capito. Perciò nessuna inquietudine, cerchiamo anzi di ridare dignità e fiducia alla politica e di non cadere nella tentazione di cavalcare sempre l’anti-politica di stampo berlusconiano, vero frutto amaro di questa incompiuta marcia verso la seconda Repubblica.
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