I. Il piano di mobilità
PREMESSA
Lo
sviluppo economico e sociale che è stato riscontrato
nelle maggiori città mondiali ha provocato, nel corso
degli ultimi cinquanta anni, un incremento ed una
redistribuzione sul territorio delle funzioni originariamente
concentrate all’interno delle città.
Insediamenti
abitativi, artigianali e industriali, alla ricerca
di spazi meno costosi, hanno progressivamente ingrandito,
se non addirittura creato, centri minori a distanze
dalle città tali da favorire l’interscambio di persone,
merci e servizi, così da realizzare un’unità funzionale
con le città egemoni.
Questo
fenomeno ha portato, da un lato, alla trasformazione
delle maggiori città in Aree Metropolitane e, dall’altro,
all’aggregazione di più centri minori in un’unica
conurbazione; questo è ciò che, fatte le debite proporzioni,
è avvenuto anche, nell’area della Valle d’Itria, per
le città di Monopoli, Alberobello, Castellana Grotte,
Cisternino, Locorotondo, Martina Franca, Noci, Polignano
a Mare, Putignano.
È
ben noto, infatti, che queste città sono interessate,
almeno per quanto riguarda i centri geograficamente
più vicini, da un rilevante interscambio di traffico
e che l’intensità dei flussi di persone e merci che
si spostano sulle stesse direttrici, per lo più nello
stesso periodo della giornata, sollecita notevolmente
le infrastrutture. La ragione di ciò risiede nel fatto
che l’integrazione di piccoli centri nell’Area Murgiana,
da un lato favorisce l’utilizzazione di servizi urbani,
esistenti solo in alcuni centri, anche da parte di
utenti che abitano in altre città, dall’altro, consente
agli stessi utenti di risiedere in aree che risentono
in misura minore del congestionamento e dell’inquinamento
cittadino.
L’obiettivo
dello studio è di fornire uno strumento di conoscenza
e di approfondimento delle problematiche dei trasporti,
che partecipi in modo decisivo allo sviluppo del sistema
integrato dei trasporti nell’aggregazione territoriale
definita dai comuni in esame (PIT Valle d’Itria).
Il
raggiungimento di tale obiettivo è senza dubbio facilitato
dall’esistenza di eventuali piani e studi, che hanno
negli anni passati espresso scelte programmatiche
in parte disattese. Tuttavia, è evidente che i dati,
i metodi, i criteri e gli obiettivi utilizzati in
tali studi, alcuni risalenti addirittura ad oltre
vent’anni, hanno bisogno di aggiornamento; che, inoltre,
l’uso di moderni metodi quantitativi nell’impiego
di tali dati migliora l’attendibilità dei risultati
dello studio attuale e la previsione degli scenari
futuri.
Il
Piano Urbano della Mobilità (PUM) è uno strumento
di programmazione previsto dalla legge nr. 340/2000
sulla base del quale lo Stato assegna finanziamenti
per obiettivi, da raggiungere mediante programmi integrati
di realizzazione di infrastrutture di trasporto pubblico,
parcheggi, viabilità e applicazione di tecnologie
innovative.
Inoltre, in rapporto alla pianificazione urbanistica,
il PUM avvia un processo di pianificazione integrato
tra l'assetto del territorio e il sistema dei trasporti
e costituisce un progetto a livello sistemico finalizzato
a fornire un contributo sostanziale ed incisivo al
recupero della qualità urbana e territoriale.
In
questo quadro, un piano territoriale integrato può
prescindere dalle problematiche della mobilità e pertanto
questi sono inquadrati dal PUM nella dimensione non
solo comunale ma, in un ambito territoriale di area
vasta che comprende anche i servizi di area urbana.
In questa logica viene inquadrata la funzione il centro
urbano di riferimento.
È a questa vasta scala che vanno compresi i problemi
della mobilità investendo anche i livelli istituzionali
di programmazione di Regione e Provincia, nonché delle
aggregazioni territoriali e che investe soggetti e
istituzioni di livello nazionale, per la rilevanza
di alcuni problemi come quello ferroviario, autostradale,
aereo, marittimo, in un’ottica integrata multimodale.
Il
miglioramento della mobilità urbana è indispensabile
per tutti i centri, in particolare per quelli protesi
ad assurgere ad un ruolo di centralità e coordinamento
del tessuto territoriale integrato quale quello definito
dal singolo PIT (Piano Intergrato Territoriale). Rendere
più efficienti le relazioni di quest'area, ma al tempo
stesso migliorare l’integrazione tra i poli di questa
"area policentrica" è una condizione essenziale
per un miglioramento della mobilità, della qualità
ambientale e della competitività socio-economica.
I
benefici sociali ed economici ottenibili con il miglioramento
dell’accessibilità alle e dalle funzioni territoriali,
sulle brevi, medie e lunghe distanze, verrebbero vanificati
in assenza di analoghi miglioramenti nella qualità
e nei tempi degli spostamenti nei centri urbani.
L’analisi
preliminarmente condotta nei centri maggiori dei comuni
aderenti al PIT in esame, ed in particolare per il
comune leader, ha mostrato che sussistono condizioni
di criticità del sistema di trasporto con carenze
in varie componenti, tra queste:
–
l’offerta di trasporto collettivo (velocità commerciale
sotto gli standard);
–
l’offerta di sosta (al di sotto della domanda con
ridotta propensione a politiche di gestione della
stessa);
–
assenza di integrazione tra le varie modalità urbane
e urbane-extraurbane;
–
l’informazione all’utenza (assenza di sistemi tecnologici
atti ad informare il cittadino sulle condizioni del
traffico e dell’offerta in generale);
–
il monitoraggio e controllo degli standard ambientali
(assenza di strumenti e politiche attuate, di sistemi
integrati di monitoraggio traffico-inquinamento-controllo);
–
la sicurezza stradale (con particolare riferimento
alle utenze deboli);
–
i servizi e infrastrutture di trasporto per le utenze
svantaggiate/deboli (dedicati agli anziani, ai portatori
di handicap, ciclisti etc.);
–
organizzazione del trasporto delle merci in ambito
urbano;
–
scarsa attitudine alla sperimentazione di politiche
per la mobilità sostenibile.
Rimuovere
tale criticità non potrà che migliorare la qualità
dei trasporti dando nel contempo efficienza complessiva
a tutto il sistema con indubbie implicazioni sul quadro
dei trasporti regionale.
Le
strategie fondamentali sono dunque orientate da un
generale ripensamento dell’essere territoriale sia
per la città singola che per l'insieme policentrico
di insediamenti definito dal piano.
Il
PUM si pone quale necessario processo di pianificazione
integrata tra l'assetto del territorio e il sistema
dei trasporti e costituisce un progetto di sistema
finalizzato a fornire un contributo sostanziale e
incisivo al recupero della qualità urbana e del quadro
economico-sociale.
Riduzione della congestione urbana
Gli
orientamenti strategici del PUM che si intende definire
sono intesi a contrastare la congestione e l'inquinamento
migliorando la possibilità di spostamento sia per
le persone che per le cose, con una politica di interventi
rivolti alla realizzazione di un sistema di infrastrutture
e servizi che ne consentano l'uso da parte di tutti
i cittadini.
Il PUM pone al centro delle proprie azioni la libertà
di scelta dei cittadini valorizzando la capacità di
utilizzo razionale dei diversi modi di trasporto:
collettivi e individuali.
Incremento
della sicurezza del trasporto
Un
obiettivo primario del Piano è il miglioramento della
sicurezza stradale e delle altre modalità di trasporto,
in accordo con il programma nazionale per la sicurezza
stradale della Commissione della Comunità Europea
e sottoscritto dall'Italia. Tale miglioramento deriva
da una riorganizzazione della circolazione stradale
urbana con la creazione di aree a forte connotazione
perdonale e ciclistica e la separazione fra le diverse
correnti di traffico motorizzato, e dallo spostamento
dell'utenza dai sistemi di trasporto a più elevato
rischio a quelli a rischio minore, ovvero dal sistema
di trasporto individuale a quello collettivo.
Incremento
di qualità del servizio di trasporto pubblico locale
L'incremento
dell'uso del trasporto pubblico non deve dipendere
dal disincentivo degli altri modi di trasporto ma
dal superamento delle carenze di offerta e di qualità
del servizio.
Elementi determinanti per il rilancio del trasporto sono individuati
nella riduzione dei tempi di viaggio e di attesa,
nell'integrazione fra i diversi modi di trasporto
(considerando l'intero sistema della mobilità come
una rete multimodale), nel miglioramento del comfort
dell'utente a terra (stazioni e fermate) e a bordo
dei veicoli. La crescita del centro maggiore dell’aggregazione
non potrà che aggravare le problematiche riscontrate.
Sistemi
alternativi di trasporto e Innovazione tecnologica
La
gestione della mobilità pubblica e privata sarà orientata
ad interventi di razionalizzazione della distribuzione
degli spostamenti, ovviando alla scarsa conoscenza
delle condizioni reali della circolazione e della
sosta nonché all’offerta del trasporto collettivo
e di altre modalità condivise (car sharing, car pooling,
ecc.).
Rientrano
in quest'obiettivo l'incremento della capacità delle
reti di trasporto e delle reti viarie, il monitoraggio
delle caratteristiche e del livello della domanda
e delle prestazioni dell’offerta, il miglioramento
delle condizioni di circolazione, la realizzazione
dei sistemi integrati ed ottimizzati di gestione,
l'informazione e il monitoraggio e controllo in tempo
reale del traffico, i servizi di informazione al pubblico
sullo stato della rete viaria e di trasporto, l'attivazione
dei sistemi di navigazione assistita e di gestione
ottimale delle flotte.
Tra
questi interventi si prevede l’introduzione di sistemi
di trasporto a chiamata sia per il servizio all’utenza
svantaggiata e sia per il servizio nelle zone a bassa
densità abitativa (come le contrade in agro di Monopoli)
e i poli di attrazione del turismo estivo e non (Capitolo,
ecc.)
Riduzione
degli impatti sull'ambiente
La
riduzione delle emissioni di gas inquinanti e climalteranti
richiederà interventi di diversificazione delle fonti
energetiche, quali la promozione della circolazione
di veicoli a basso impatto ambientale; il contenimento
dell'inquinamento acustico impone invece interventi
di riduzione alla sorgente, la diffusione di veicoli
elettrici e l'utilizzo di manti stradali idonei.
Razionalizzazione
del trasporto delle merci
Il
PUM delineerà anche una strategia di transiti e attestamenti
nel cuore delle aree di generazione del traffico,
da realizzare con interventi finalizzati essenzialmente
a razionalizzare le catene logistiche e i processi
distributivi delle merci decongestionando i centri
urbani e l’area in esame.
Pianificazione,
Monitoraggio e Controllo
Il
PUM prevedrà l’istituzione di un sistema geografico
informativo della mobilità quale strumento avanzato
di monitoraggio e controllo del piano, mettendo a
punto un sistema di supporto alle decisioni (DSS)
basato su un sistema integrato di modelli di simulazione
del traffico e sulla raccolta dati in tempo reale.
A tale sistema potranno fare riferimento le Amministrazioni
per il continuo monitoraggio del piano e conseguente
feed-back.
Il
PUM per l’aggregazione in esame verrà definito partendo
da una metodologia che viene di seguito descritta.
METODOLOGIA
1)
METODOLOGIA DELLO STUDIO
Nel
processo di pianificazione è possibile individuare
quattro livelli: il livello nazionale, il livello
regionale, il livello provinciale e quello comunale.
Gli strumenti di pianificazione e programmazione riguardanti
il primo livello sono: il Piano Generale dei Trasporti
e della Logistica, e il Piano Nazionale della Sicurezza
Stradale; per il secondo livello e terzo livello,
il Decreto Legislativo 422/97 e le sue successive
modifiche prevedono quattro strumenti: il Piano Regionale
dei Trasporti, il Piano di Bacino, la Programmazione
dei Servizi Minimi e il Programma Triennale dei Servizi;
per il quarto livello, infine, gli strumenti previsti
sono il Piano Urbano del Traffico ed il Programma
Urbano dei Parcheggi. Più recentemente, con la legge
340 del 24/11/2000, è stato istituito il Piano Urbano
della Mobilità per singoli Comuni o aggregazioni di
Comuni limitrofi con popolazione superiore a 100.000
abitanti.
La
Programmazione dei Servizi Minimi e il Programma Triennale
dei Servizi vanno considerati in un livello intermedio,
che comprende sia l’ambito regionale sia quello di
bacino, mentre il Piano Urbano della Mobilità comprende
sia l’ambito più specificatamente urbano sia quello
di bacino, potendo riguardare anche aggregazioni di
Comuni limitrofi.
Nel
diagramma a blocchi che segue sono evidenziati i livelli
di pianificazione.
(clicca per ingrandire)