LA FLORA VASCOLARE DI LAMA BELVEDERE (MONOPOLI - BA)
Laureando: Francesco Angiulli
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INTRODUZIONE
1.4 Storia dei luoghi


Le lame possiedono una serie di caratteristiche che in passato costituirono il presupposto per la nascita di numerosi insediamenti umani. In primo luogo la ricchezza dei terreni, che ne costituiscono il fondo, ha incentivato nel corso dei secoli la loro coltivazione e di conseguenza il fenomeno insediativo. Inoltre la friabilità delle pareti in tufo calcarenitico che ne facilita lo scavo, la presenza di acquiferi sotterranei facilmente raggiungibili, una temperatura pressoché costante negli ambienti ricavati nel tufo e il riparo dai venti di tramontana e maestrale ha ulteriormente facilitato questo prosesso (Magnaghi, et al. 1992). Tutti questi elementi testimoniano la reciproca influenza tra il sistema naturale e il sistema antropico sino ad oggi presente. Le lame, insieme alle gravine, hanno inoltre influenzato le modalità di formazione di molti centri urbani pugliesi definendone la stessa struttura (fig. 1.3.1).

Nel territorio monopolitano due sono le lame che risultano di grande interesse storico-archeologico, per aver determinato l’aggregazione dei primi nuclei abitativi e la posizione della città medievale: Lama Belvedere e Lama San Donato, il cui solco di erosione è quello di un’antica “carrara” che congiungeva Castellana Grotte a Monopoli.

La parte antica della città medioevale sporgeva sulla costa con un ampio contatto con il mare Adriatico ed era compresa fra la lama Belvedere a nord, con sfocio in Cala Curatori, e la lama S. Donato a sud, con sfocio in Cala Porto Vecchio (Pagliarulo, 2000).

Nella antica cartografia, realizzata dall’ing. Francesco Sorino nel 1794, Lama Belvedere viene riportata con il nome di Torrente Ferraricchio e risulta ancora affiancata ad un’altra lama denominata Torrente San Donato.

I profondi solchi torrentizi delle due lame sono emergenze storiche significative del territorio monopolitano infatti l’uomo ha lasciato tracce antichissime. Sono difatti presenti piccole grotte rupestri scavate lungo le pareti del tratto inferiore della lama. Oltre alle numerose grotte scavate lungo i costoni rocciosi di Lama Belvedere, vi è la presenza di una carrara di epoca romana denominata “Sette Monti” e di cripte sottoposte al livello stradale dell’antico abitato, inoltre sono stati ritrovati frammenti ceramici e utensili d’epoche remote.

Prima dell’edificazione del borgo settecentesco le due lame solcavano il territorio monopolitano facendo defluire le acque, a cielo aperto e spesso inondando i terreni coltivati e trasportando a mare olive ed altri prodotti agricoli.

Il 14 gennaio 1796 divenne esecutivo il progetto del nuovo borgo di Monopoli redatto dall’ingegnere Antonio De Simone, cosicché ebbe inizio la graduale edificazione della nuova Monopoli.

L’andamento ordinato e schematico degli isolati si addiceva alla natura quasi pianeggiante dei terreni ma non considerava l’esistenza del torrente Ferraricchio (Lama Belvedere).

Per molti anni si continuò a costruire incuranti del grave problema, così come dimostra la planimetria di rilievo del 1879 redatta dall’ingegnere Alvise Colavitti incaricato più volte di ricoprire e deviare quel letto di torrente. In una relazione tecnica datata 4 giugno 1885 l’ingegnere Colavitti chiarisce quale era lo stato del torrente prima della esecuzione dei lavori di deviazione e copertura dello stesso, facendo riferimento ad un suo rilievo del 1877. In tale data il torrente scorreva scoperto e in parte incassato fra i giardini delle diverse abitazioni, esistendo all’epoca la possibilità di attraversarlo mediante alcuni ponti dislocati in corrispondenza di strade. Il ristagno di acque piovane e la presenza nell’alveo di sostanze organiche, producevano cattivi odori ed inoltre permaneva il disagio di attraversare il solco del torrente per spostarsi da una zona all’altra dell’abitato (Pagliarulo, op. cit.).

Nel 1877, per richiesta del signor Giacomo Oliviero, l’Amministrazione Comunale cedeva allo stesso un’area lungo il letto del Ferraricchio (Lama Belvedere) per essere edificata e stabiliva che con il ricavato doveva essere coperto
e rettificato un tratto di torrente. In questo modo nel 1877 si giunse alla realizzazione dell’opera progettata dall’ingegner Colavitti che comportava una deviazione del letto del corso d’acqua lungo una contigua strada urbana e la sua conseguente copertura, il tutto con attenzione alla sezione dell’alveo e del materiale utilizzato.

Le alluvioni dovute ai nubifragi erano comunque molto frequenti, fra esse si ricordano quelle datate 1, 10 e 12 dicembre 1894, 10 novembre 1896 che crearono molti danni alla città di Monopoli e che posero in serio pericolo la vita degli abitanti del borgo.

Il 17 dicembre 1903, con sessione straordinaria, il Consiglio comunale chiedeva al Ministro dei Lavori Pubblici un progetto per l’allacciamento e la deviazione del torrente Ferraricchio e S. Donato per far si che potessero sfociare al di là della diga progettata dal Genio Civile per l’ampliamento del porto di Monopoli, ponendo fine al grave problema della città e del potenziale pericolo di inondazioni che potevano mettere in serio pericolo la vita stessa degli abitanti.

Il 21 agosto 1906 con Regio Decreto vennero classificate di 3a categoria le opere per la Sistemazione dei Torrenti San Donato e Ferraricchio a difesa dell’abitato di Monopoli. Detto decreto rendeva obbligatoria la formazione del “Consorzio Idraulico per la Sistemazione dei Torrenti” di cui dovevano far parte i proprietari interessati dalle opere suddette.

Nel 1907 il Prefetto della Provincia di Bari affidava l’incarico a due ingeneri del Genio Civile al fine di procedere al rilievo del territorio di Monopoli interessato dai due torrenti.

Tre anni dopo, il 14 settembre 1910 il progetto principale delle opere idrauliche di 3a categoria, redatto dal Corpo Reale del Genio Civile, fu approvato dalla Regia Prefettura della Provincia di Bari.

Nel “Processo verbale di consegna dei lavori al Consorzio Idraulico” si legge che dette opere consistettero principalmente in:

a) costruzione di un nuovo alveo, della lunghezza di 256 metri, per immettere parte delle acque di piena del torrente S. Donato nel torrente Ferraricchio e costruzione di un ponte attraverso il detto nuovo alveo;
b) sistemazione di un tratto di 561 metri del torrente Ferraricchio dallo sbocco del nuovo alveo del torrente S. Donato fin poco a valle della strada provinciale Monopoli-Castellana, con quattro passerelle di ferro con volterranee di tufo ed un ponte in muratura costruito per adattarlo al nuovo alveo;
c) nuova inalveazione del torrente Ferraricchio dal detto punto fino allo sbocco al mare della lunghezza di 902 metri di cui i primi 505 metri in galleria ed i rimanenti 397 metri in trincea (Pagliarulo op. cit.).

L’acqua dei due torrenti, per secoli, captata e convogliata in cisterne, è stata utilizzata soprattutto per le esigenze dell’agricoltura.

Nel 1902 La Società Italiana per le Strade Ferrate Meridionali, con Decreto Ministeriale, vedeva approvata la costruzione di una grande cisterna d’acqua (della capacità di 12 mila metri cubi) e l’impianto di una condotta di alimentazione del Rifornitore della Stazione di Monopoli per l’approviggionamento d’acqua delle locomotive a vapore. Le cisterne, denominate “fogge” ancora oggi di proprietà delle Ferrovie dello Stato, risultano in ottimo stato di conservazione ed assolvono perfettamente la funzione di raccolta delle acque piovane.

Oggi il tratto della lama a valle della ferrovia sino alla foce è ormai totalmente occultato dalla città costruita nella seconda metà dell’ottocento. Recentemente la periferia sud-occidentale di Monopoli si è sviluppata attorno a Lama Belvedere, lasciando ancora visibile la zona ovest della stessa dove, forse in conseguenza dell’orografia più impervia del territorio, lo stato dei luoghi è rimasto alquanto inalterato (Piccinato, 1974).

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