Associazione
I Presidi del Libro
Monopoli

Regione Puglia
 Assessorato al Mediterraneo

 

   

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«È bello morire per ciò in cui si crede,
chi ha paura muore ogni giorno,
chi non ha paura muore una volta sola»

Paolo Borsellino

 

Giuseppe Ayala

 

“LA COLPA DI ESSERE RIMASTO VIVO”

L’Associazione Donne per la Città - Presidi del libro presenta insieme all’autore, il magistrato Giuseppe Ayala, il libro autobiografico “Chi ha paura muore ogni giorno”.

Dirigendo un processo per il furto di nove galline ovaiole e un gallo si sta scontando la colpa di essere ancora vivi. Almeno secondo le istituzioni “Padrone infedeli dei loro migliori servitori”. Ma come Falcone e Borsellino tra serio e faceto gli avrebbero detto se fossero ancora vivi: “comunque futtitinni e pensa ‘a salute!”.

Si condensano così in queste prime veloci battute iniziali di introduzione al suo racconto autobiografico il senso e il tono della narrazione: l’amarezza profonda di chi ha servito lo Stato e ancora crede in esso e nel valore delle sue istituzioni nonostante il “confino” cui è stato destinato e la morte di tanti giudici antimafia e uomini suoi collaboratori; l’amore della vita e la spensieratezza di cui questi uomini, perennemente scortati e in pericolo, sempre consapevoli che non l’avrebbero fatta franca con la mafia, riuscivano a godere di giorno in giorno.

Il racconto autobiografico comincia da due date: 23 maggio e 19 luglio ’92, dall’uccisione in due spaventosi attentati dei suoi amici più cari Falcone e Borsellino, e a ritroso riparte dall’estate ’79 fino a quando il cerchio si richiude ritornando alle date di partenza.
Il racconto ripercorre attraverso le parole del protagonista gli anni in cui si venne costituendo il pool antimafia a Palermo, denuncia l’ ostracismo degli ambienti giudiziari e istituzionali siciliani, la diffidenza della gente ancora mentalmente e storicamente “serva”, incapace di sentirsi cittadina di una democrazia , la sostanziale debolezza della mafia, la solitudine in cui spesso i giudici sono stati relegati e hanno lavorato con testardaggine e senso del dovere. Allucinante la descrizione nelle pagine centrali del rapporto mafia- politica che Ayala lucidamente e esplicitamente traccia quando parla di “proprietà transitiva applicata alla mafia”.- come non ricordare la descrizione puntuale di Saviano degli affari che legano camorra e politica-.

È  più esattamente una società mafiogena che mafiosa quella di cui parla, ma per questo ancora più pericolosa e arretrata, perché ha stroncato “la politica delle idee a favore di quella degli interessi” ciechi della lobby mafiosa, generatori di sottosviluppo.

“Chi ha paura muore ogni giorno chi non ha paura muore una volta sola, è bello morire per ciò in cui si crede”. Così camminando a braccetto con la morte Falcone, Borsellino e Ayala, e i tanti uomini e donne impegnati nella lotta per la giustizia hanno segnato venti anni di storia italiana che oggi, purtroppo, sembrano dimenticati.
 
Antonia Allegretti