SPAZIOSEI
MONOPOLI
a cura di Mina Tarantino
presenta
GIOCHI DI EQUILIBRIO
Opere di LUIGI FILOGRANO
testo critico di presentazione: prof. Pasquale Bellini
Direttore Accademia di Belle Arti - Bari
Inaugurazione sabato 10 febbraio 2007 ore 19.00
Dal 10 febbraio al 4 marzo 2007
martedì - sabato ore 18.00 - 21.00 (oppure su appuntamento)
Galleria SPAZIOSEI - Via S. Anna 6 – Monopoli (Ba)
(vicino Ospedale - uscita Monopoli-Castellana)
tel. 080802903 – Cell. 3396162515 - spaziosei@alice.it
Comunicato stampa:
Continua l’attività espositiva della galleria SPAZIOSEI di Monopoli con la presentazione delle opere dell’artista barese LUIGI FILOGRANO. Ingegnere, fin da giovanissimo ha sempre fatto arte affiancandola successivamente a campi contigui come quello dell’architettura e del design. Dagli Anni ’90 ha incominciato a privilegiare la creazione artistica, che gli ha offerto libertà totale d’espressione, prescindendo dalle limitazioni tecniche che altri campi progettuali comportano. La sua attività artistica ed espositiva ha fatto sì che le sue opere fossero conosciute in tutto il territorio nazionale, riscuotendo un costante e crescente apprezzamento da parte della critica più raffinata. Una ventina le opere esposte selezionate da Mina TARANTINO, curatrice della mostra e commentate in catalogo dal prof. Pasquale BELLINI, Direttore della Accademia di Belle Arti di Bari: «Matematica dei movimenti, fisica degli spazi bidimensionali, ingegneria degli innesti calcolati, dei graffiti ben costrutti fra le figure blandamente cromatiche e le superfici lisce, chiarissime, del legno. La misura della percezione, con il calcolo già assorbito a monte della ricerca visiva, sembra sottesa a questi grafismi di Luigi Filograno, che continua di corpo in corpo, di figura in figura, i suoi Giochi di equilibrio componendo immagini di uomini e di donne nella spazio piatto della tavola. In apparenza squisita ricerca formale, algido rigorismo da disegnatore puro: corpi precariamente tesi in uno slancio verso l’ alto, oppure reclinati nello scarto laterale della fuga, oppure reiterati nella serialità verticale della caduta, in un precipitare dall’ alto verso l’ abisso della superficie di quella tavola lignea, verso il limite di spazio che tutto contiene. Eppure dietro e accanto al formale nitore dei corpi, delle anatomie linearmente definite, dietro il rigore delle matite, dei pastelli, della grafite o addirittura della foglia d’ oro, queste figure di uomini e donne denunziano un loro disagio, un loro disequilibrio che percorre e fa vibrare, con l’ alea del rischio e dell’ incertezza esistenziale (con l’ ombra forse del dolore?), quella classica aulica certezza matematico-fisica da cui sembra mossa la mano dell’ autore. Sappiamo dove cadranno le figurine in fila e in caduta libera dall’ aereo in volo di Bagdad: le mille e una notte, possiamo solo immaginare al suono di quale musica, forse dissonante o stridula?, si muovano queste sagome di danzatori e danzatrici... E queste tuffatrici, questi equilibristi che si librano nell’ orizzonte piatto del loro supporto chiaro e nitido, su quale superficie di quale mare, su quale rete di sicurezza di quale circo della condizione umana termineranno il loro volo? Il fil rouge del rischio, dello scacco esistenziale e sociale interferisce così con l’ operazione estetica di Luigi Filograno. E la rende non estetizzante, ma riccamente umana e viva.» |