La legge finanziaria, regolata
dalla legge 5 Agosto 1978 n° 468 e successive modificazioni, è
senza ombra di dubbio la legge più importante dello Stato in quanto
è il timone della sua politica economica.
Sono entrate in vigore il 1° gennaio 2006 le disposizioni contenute
nella legge finanziaria per il 2006 - legge 23 dicembre 2005, n. 266 -
pubblicata sulla G.U. 29 dicembre 2005, n. 302, n. 211.
Le più importanti novità per gli enti locali e la p. a.
riguardano:
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la programmazione fiscale e l'adeguamento
dei redditi; |
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la tassa etica; |
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i distretti produttivi; |
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il bilancio di previsione 2006: slittato
al 31 marzo 2006 il termine di approvazione; |
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i trasporti pubblici locali: rinviata al
31 dicembre 2006 la scadenza per l’avvio della gara; |
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le spese correnti e le spese in conto capitale:
stabiliti i nuovi limiti di spesa; |
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modificato il patto di stabilità
interno: la spesa corrente 2006 per Province e Comuni non dovrà
essere Maggiore di quella 2004 meno il 6,5%; |
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il concordato preventivo: durata non inferiore
a due anni per gli enti locali a partire dal 1° gennaio 2006; |
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il conto economico: esonero per i comuni
con popolazione inferiore ai 3.000 abitanti; |
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gli atti di spesa e di rappresentanza e
consulenze degli enti locali: soggetti al controllo della Corte
di conti quelli maggiori a 5000 euro; |
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la riduzione dei costi dei parlamentari,
ministri e sottosegretari: previsto un taglio del 10%; |
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la spesa per il personale: vincolati alla
riduzione di almeno l’1% enti locali, regioni ed enti del
SSN; |
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la dismissione degli immobili dello Stato:
i proventi ripianeranno il debito dello Stato. |
La disposizione piu’ importante
per la Ripartizione Attività Finanziarie riguarda la lotta all’evasione
e la riforma della riscossione.
La copertura della manovra finanziaria dello Stato deriva per 625 milioni
di euro (946 nel 2007 e 1278 nel 2008) da strumenti di contrasto all’evasione
e dalla riforma della riscossione.
Nel bilancio di previsione dello Stato le entrate di competenza relative
all’attività di accertamento sono stimate pari a 16,8 miliardi
per effetto della manovra. Nel bilancio di previsione 2005 esse erano
pari a soli 8,4 miliardi; se ne prevede quindi il raddoppio in un solo
anno.
Un ulteriore beneficio alle casse dello Stato deriverebbe, nel 2006, dalla
riforma del sistema di riscossione, che prevede il passaggio della titolarità
di tale attività dai concessionari privati a una società
per azioni, la Riscossione spa, di proprietà pubblica. Secondo
le stime della relazione tecnica, la ripubblicizzazione della riscossione
dovrebbe avere l’effetto di permettere l’estensione a tutto
il territorio nazionale delle performance che il regime attuale raggiunge
solo nelle zone di eccellenza, garantendo, a regime (e cioè dal
2008), un incremento di gettito pari a 780 milioni.
Seicento milioni di finanziamento
della manovra finanziaria per il 2006 dipendono quindi, in larga parte,
dalla credibilità dell’ipotesi di un aumento di produttività
nell’accertamento fiscale e nella riscossione. Piu’ che un'ipotesi
fondata ha piuttosto il sapore di una scommessa.
Con tutte queste premesse e con
l’inaspettato rigore della manovra dimostrato verso gli enti territoriali,
il rispetto dei limiti del patto di stabilità per l’esercizio
per i Comuni e, segnatamente, per il Comune di Monopoli, sarà estremamente
difficile se non impossibile.
Per l'ennesima volta, e in misura anche maggiore rispetto al passato,
agli Enti locali viene chiesto di contribuire in modo decisivo al risanamento
dei conti pubblici, non tanto per ridurre i propri deficit (che comunque
talora esistono), quanto piuttosto per compensare quelli di altri comparti
della pubblica amministrazione. Non può leggersi altrimenti, in
aggiunta alle ormai consuete restrizioni sulla gestione del personale,
il ripetuto riferimento all'ammontare della spesa (in luogo del più
equo e razionale riferimento al saldo finanziario) quale parametro di
rispetto del patto di stabilità, oltretutto determinato in misura
assolutamente rilevante (da più parti definito oggettivamente non
rispettabile).
Gli Enti locali, progressivamente impoveriti sul fronte contributivo,
fortemente vincolati sul piano impositivo, drasticamente condizionati
in termini di spesa e sempre più ingessati sotto il profilo degli
organici del personale, patiscono inevitabilmente, e in buona misura ingiustificatamente,
una profonda lesione nella loro stessa dignità istituzionale.
Tanto che sorge spontaneo chiedersi quale significato concreto assumano
principi, di rilievo oltretutto costituzionale, spesso evocati e tra loro
complementari, quali quello dell'autonomia gestionale e organizzativa
degli Enti locali, del federalismo fiscale e della sussidiarietà
verticale (o, se si preferisce, della devoluzione). Infatti, i margini
di manovra per lo sviluppo di concrete politiche di intervento locale
in risposta ai bisogni socio-economici dei cittadini e per la salvaguardia,
la valorizzazione e la promozione dei territori amministrati appaiono
ormai ridotti ai minimi termini.
Il tutto in un contesto caratterizzato da una lenta ripresa economica
che beneficerebbe, per contro, di importanti politiche pubbliche di sviluppo
(in proposito non va trascurato che poco meno di un terzo degli investimenti
pubblici fanno capo al sistema delle autonomie). In altre parole si sta
assistendo a un discutibile paradosso: proprio mentre gli Enti locali
potrebbero giocare un ruolo assolutamente rilevante nel sostegno al sistema
di protezione sociale e alle condizioni di sviluppo economico, si trovano
limitati nelle risorse disponibili e approntabili e menomati nelle concrete
possibilità gestionali.
Per affrontare questa sfida, è fondamentale l'accoglimento, da
parte degli Enti locali, di un'effettiva visione strategica, definendo
chiaramente le scale di priorità degli interventi (non potendo
fare molto è meglio fare bene le cose più importanti) e
le politiche di allocazione delle risorse (anche per non replicare a livello
locale le discutibili e spesso inefficaci politiche di taglio indiscriminato
e indifferenziato della spesa). Del resto, la razionalizzazione operativa
della gestione, con conseguente miglioramento dell'efficienza e contenimento
della spesa passa attraverso la migliore definizione delle forme di gestione
dei servizi e, altresì, attraverso la concreta attivazione di sistemi
informativi e di controllo efficaci.
L'accoglimento di una visione strategica e la sistematica ricerca dell'efficacia
e dell'efficienza rappresentano, congiuntamente, la migliore risposta
al paradosso con cui gli Enti locali si devono sempre più misurare
e si rivelano indispensabili per quegli enti che non vogliano rinunciare
e anzi intendano giocare attivamente e responsabilmente il proprio ruolo
nel sistema socio-economico di cui sono parte.
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