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Città di Monopoli |
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COSIMO SUSCA
ritorno al classico
Mostra di pittura
Castello Carlo V
dal 4 al 19 giugno 2005
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Cenni biografici del pittore “Cosimo Susca” Cosimo Susca è nato a Monopoli nel 1943. Dopo alcuni anni vissuti nelle Marche, dove si è formato e affermato pittoricamente, è ritornato nella terra natia, dove vive e lavora. Da segnalare: Una nota biografica con alcune illustrazioni delle Sue opere e cenni critici, è stata inserita nel catalogo Pittori del XX Secolo e Top Arts 94. Cosimo Susca vive a Monopoli (Ba) |
A costo di scendere nell’ovvio dirò subito che nella lenta esplorazione degli spettacoli offerti dall’arte capaci di entusiasmarci, larga parte assume l’empatia che si stabilisce tra l’artista e il nostro occhio. Ancor più difficile parlare, non d’arte, ma di un artista scevri da ogni sentimentalismo, è quando l’empatia assume il nome del legame affettivo, filiale, quando le opere stesse hanno il carattere della familiarità e ogni loro realizzazione ha fatto parte del tuo quotidiano. Tuttavia non so non trovare questa sede la più adatta per esprimere un primo giudizio critico a stampa su mio padre e sulla sua opera che sia innanzi tutto un sentito ringraziamento. Per le emozioni suscitatemi, le passioni trasmessemi e gli studi consentitimi. Lasciate alle opere d’arte la loro eloquenza naturale e la maggior parte della gente le comprenderà, questo metodo sarà più efficace di ogni guida, ogni conferenza, ogni altisonante discorso. F.Schmidt-Degener. Nell’ambito della pittura classica, i modi della rappresentazione si sviluppano nell’orizzonte della somiglianza. La figura in quanto presenza affermativa, mi ma e rappresenta qualcosa cui può rassomigliare nelle maniere più svariate: un modello o un referente originario. Il carattere rappresentativo e mimetico della figura si dispiega compiutamente proprio all’interno di questa necessaria dialettica tra significante e significato. E’ questo il ritorno al passato, il ritorno al classico. L’opera d’arte intesa classicamente non ha fini perché essa stessa è un fine, ed in questo siamo d’accordo con Kant, ma la formula kantiana dimentica l’appello che risuona dal fondo di ogni creazione artistica. Essa è esigenza pura di esistere ma è fondamentalmente sublimazione dell’emozione artistica del modo di sentire il mondo. Scelti i mezzi o il linguaggio e la tecnica in cui si esprime perciò, non è mai ne il tema, ne l’opera in quanto oggetto materiale, ne sentimento personale, ne risonanza sociale ed ideologica da cui prende le mosse, ma rapporto dinamico e sempre perfettibile tra l’opera e l’insieme di questi fattori. Cosimo Susca questo dialogo con il mondo lo ha scelto con l’assimilazione della lezione dei grandi del passato ed è per questo un classico. Talora privilegiando i paesaggisti romantici dell’Ottocento, evocati in special modo in certe sue marine, talora riassumendo e facendo proprie le sperimentazioni di tagli prospettici e di luce dell’età moderna nelle sue nature morte. Chiare gli sono le conoscenze della Storia dell’Arte. l risultati di un compassato Raffaello come di certa puntuale pittura dei fiamminghi senza tralasciare la lezione sul colore dei maestri impressionisti. Tutti elementi che convogliano nel linguaggio espressivo dell’autore laddove gli stati d’animo vengono sublimati nella compostezza dell’immagine, nella minuziosità dei dettagli, nell’uso non violento del colore per giungere ad un’armonia ed equilibrio perfetti ma mai privi di un dettato. In un secolo ormai troppo interessato ad elogiare le possibilità offerte dalla tecnica computerizzata, dalle immagini virtuali scarnificando ogni aspetto etico ed estetico dell’arte, le sue opere recuperano la forza poetica e la beltà dell’immagine che il presente oscura a causa di questa forzata evoluzione. Cosimo Susca è un artista classico dunque ma impegnato e coinvolto emotivamente e culturalmente nel proprio tempo. Esamina la cultura delle immagini in un periodo in cui l’immagine assume un ruolo fondamentale e la pittura assume una validità nuova nel riflettere tale cultura. Egli esprime un amore per il tempo perduto, per la memoria e per l’arte come un esercizio compassionevole, lo stesso appunto, che gli artisti del Rinascimento mettevano nelle esecuzioni a bottega dai maestri o ancor più i giovani artisti neoclassici applicavano presso l’Accademia Romana. Ammiriamo dunque le sue opere come un tributo alla memoria di una trascorsa e più classica epoca d’Arte e Cultura laddove la sublimazione della realtà non è priva di significato ma anzi, nasconde un profondo impegno culturale. Definire Susca dunque solamente un classico è un atto d’ignominia. l toni della sua produzione, aprendosi ad una varietà di apporti - la cui ricchezza rifugge ad ogni catalogazione - esprimono la libertà creativa e l’energia vitale smisurate che portano Cosimo Susca a tradurre le sue emozioni in immagini e colori, in sentimenti e sensazioni scaturite dal misurarsi col mondo e con le diverse correnti culturali. Cosimo Susca passa anch’egli attraverso l’evoluzione tipica di ogni artista. Negli anni ’90 egli sperimenta il colore puro reinterpretando l’eredità dell’astrattismo, giocando sulla potenza dell’immaginario geometrico. In quegli anni le sue figure divengono espressione di un linguaggio più ermetico. Care gli dovranno essere state le composizioni e gli studi di Kandinsky, Klee, Piet Mondrian o di certi sperimentalismi contemporanei, ma la forza dell’immagine riconosciuta piuttosto che riconoscibile rivendicava il suo essere. Da queste riflessioni sulle infinite possibilità della tecnica pura ritorna dunque ad una pittura da studio e solo per questo classica. Oggi la sua pittura, il ritorno al gusto del figurativo testimoniano una maturità artistica raggiunta; una scelta fatta. Il suo linguaggio sereno e disteso, classico nell’impostazione, ideale e allo stesso tempo romantico nella rappresentazione, continua a trasmettere una profonda sensazione di riflessione e giudizio che il pittore lascia perennemente aperta su se stesso e sul mondo. Stefania Susca |
Quello che ha sempre colpito nella pittura di Cosimo Susca è la libertà con la quale dipinge. Pare sia in lui una seconda natura o il completamento della sua personalità. E’ assiomatico che senza l’occhio non c’è pittura ma è altrettanto vero che Susca si esprime pittoricamente donando all’occhio la sua parte ed al genio umano quell’altra non meno importante. Pare che egli voglia contraddire quell’assioma e trasferisca in un UNUM inscindibile il modo, il suo modo, di fare arte e la sua personalità. Quindi Cosimo Susca è un artista. E non giova classificarlo di una Corrente o dell’altra perché l’arte e l’artista, quando si parla d’arte, sono soli, unici, inclassificabili in Correnti che comprendono un modo di fare arte più me di essere artisti. Gli stessi temi che sono il motivo di fare pittura non sono importanti se non per quel tanto che rappresentano: la scintilla e l’intuizione contingente che hanno emozionato l’artista. Perché nello stesso momento che noi guardiamo sentiamo la personalità del Susca ha capito, sin da quando ha cominciato a dipingere, che il disegno, il modellato, il volume, la compiutezza della esecuzione e la qualità della materia, sono i soli fattori per i quali una pittura si può reggere e sono anche le immutabili fondamenta e le eterne basi sulle quali, deve poggiare l’opera di un artista che tende a perfezionare il suo lavoro, il suo progredire ed eluire. La tendenza moderna di una pittura lontana o sprezzante della tecnica, non trova consenziente questo In Susca la fantasia accesa della percezione che scaturisce dalla vita, reca quella intuizione vivificatrice me solleva le umane azioni a categoria estetica. La libertà dagli impacci naturalistici non è il solo modo di trascendere la natura e la creatività dell’uomo, bensì la idealizzazione di essa e con l’apporto di quegli stimoli me possano ritagliare all’artista un suo posto nella cultura del suo tempo. Cosimo Susca non ha il senso ludico della pittura a meno me non lo si intenda come una continua gara con se stesso e con gli altri per ottenere sempre più artistici e meravigliosi risultati. Perciò egli non crea le sue opere sognando nel suo studio a finestre chiuse, operando in dimensione metafisica più vicina all’alienazione che alla sana fantasia, perché il suo linguaggio è di stretta aderenza, pur rispettando e riscattando la propria assoluta personalità, alla fonte ideologica-culturale che deve contraddistinguere la posizione dell’artista nel mondo di oggi. Un mondo squisitamente tecnico nel quale l’artista Susca trova il suo punto di intersezione dominando la tecnica per valorizzare l’uomo e l’arte. Con le sue qualità che segnano il punto di confluenza tra l’evoluzione umana e l’arte consolidata. In quest’ottica il maestro è superato dall’artista perché la tecnica non viene distinta dall’umano ma in esso e per esso agisce. Cosimo Susca non ha paura della tecnologia perché non ha paura di se stesso ed ha netta la percezione e la conoscenza delle sue capacità e delle proprie responsabilità. Egli quindi al di là di categorizzazioni o misticismi, sempre limitativi, della definizione di oggetti, persone e cose, ognora possibile, supera la semplice rappresentazione nel rispetto della realtà con l’intervento della fantasia e chiama il fruitore ad una attiva collaborazione. Collaborazione però che egli suggerisce e guida con la sua profonda sapienza pittorica e l’altezza della sua poesia. Pier Luigi Cesarini |
Gli sperimenta in un artista come Cosimo Susca diventano affreschi, nuvole, paesaggi su un canovaccio colorato che è la tela stessa impregnata di laconica semplicità. Su questa soffice e lieve trama appoggerei l’animo di chi si accosta spontaneamente alla sua pittura, un accudimento e uno slancio insieme per l’artista che riesce senza sconfinare nel banale deja vù a movimentare le nostre maree di incredulità e intolleranza. Gide affermava credo nel valore del piccolo numero ed è senza dubbio questa la chiave per entrare nell’universo cromatico di Susca. Il marchingegno dell’immediatezza, del piccolo sistema non inteso come povero o futile ma come minimo e fulgente. Ci commuovono le immagini sacre con una perfezione infinitesimale e una luce spirituale che scava chiaroscuri ad effetto. Raffigurazioni importanti di lentissima sedimentazione che riappacificano la mente e il cuore ben collocate nel nostro tumultuoso presente di comuni mortali. Carmela Papadio |
I nudi, le nature morte, i paesaggi e tutta la ricerca pittorica di Cosimo Susca si presenta come l’evoluzione logica di una tradizione che l’artista intende sviluppare e continuare secondo la propria sensibilità, dove il colore costituitosi come elemento attivo della sua dialettica della visione, conferisce un suggestivo potere evocativo. I tagli e le impaginazioni del tutto personali dell’opera di Susca, sono il frutto di una meditazione che non conclude un andare ciclico, non muta la coerenza pittorica, ma ne estende la portata. Mario D. Storari |
L’arte di Cosimo Susca è frutto d’amore e tormento: amore per la vita, per la natura, per tutto ciò che è bello, tormento nella ricerca di un’alta perfezione pittorica, che muta la realtà visiva nell’infondere all’immagine un senso di magica purezza. Le sue donne non sono donne, ma angeli, i suoi fiori e i suoi frutti non sono quelli che oggi possiamo vedere o gustare, ma quelli che abbiamo lasciato nell’Eden perduto... fiori e frutti che fanno sognare profumi e sapori lontani, irraggiungibili, dolcemente dolorosi e di cui l’artista riconquista per noi le stupende immagini. Infine il caldo cromatismo e la forza formale, illuminano le opere di Susca di sensazioni visive riposanti che permangono nel tempo. Gabriella Piacentini |