Comune di Monopoli
Assessorato al Turismo, Sport e Spettacolo
Diaghilev
Centro di Produzione e Organizzazione Spettacoli
Paolo Panaro
in
LA ZIA D’AMERICA
dal racconto di LEONARDO SCIASCIA
Giovedì 12 gennaio 2006
ore 20,30
Chiesa San Pietro e Paolo - Monopoli
Ingresso gratuito
Sicilia, 1943.
Il giovane protagonista racconta delle speranze e delle paure che lui e il suo paese vivono nell’attesa dell’arrivo delle truppe alleate.
La situazione è immobile e il paese vive l’irrealtà del sogno: non accade nulla, il tempo è fermo.
Eppure gli americani arrivano.
Se una parte del paese si dà a bruciare ritratti di Mussolini e tessere del fascio, l’altra parte festeggia i liberators.
Le insegne della casa del fascio vengono tirate giù e prese a calci e quelli che fino all’altro ieri avevano gridato Duce per te la vita ora gridano Viva la libertà!
Preti impauriti, donne di malaffare, avvocati traditori, mezzani che subdolamente si mettono a servizio dei soldati, prostituzione, mercato nero: questa è l’atmosfera all’indomani della Liberazione.
I fascisti rimasti in paese hanno paura; soprattutto lo zio del narratore che ai tempi di Mussolini rivestiva l’importante ruolo di segretario amministrativo del fascio.
Gli eventi si infittiscono: l’Armistizio, la Repubblica di Salò, le prime consultazioni politiche.
Cominciano ad arrivare notizie dall’America, la ricca zia del protagonista scrive che presto verrà in Sicilia.
L’Italia si divide fra monarchici e repubblicani, comunisti e anticomunisti.
Arrivano gli aiuti americani e i pacchi dei parenti d’oltreoceano con le esortazioni di dare il voto, nelle prossime elezioni, al partito della Democrazia Cristiana.
Dopo il trionfo del partito di De Gasperi, arriva su una grande nave la zia americana con la sua famiglia.
Il paese, ai loro appare brutto.
I rapporti si logorano e la zia americana comincia a provare una vera insofferenza verso i suoi familiari siciliani, fatta eccezione dello zio fascista.
E quando gli americani anticipano il giorno di rientro negli Stati Uniti, decidono di portarsi dietro l’unica persona simpatica, a loro modo di vedere, del paese, lo zio fascista che da questa vicenda, grazie al suo trasformismo, ne uscirà vincitore.