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Autore:

Giuseppe Demo Data: 08/11/2004
Rivolto a: tamborrino
Oggetto: nuovo metodo
Messaggio: Caro consigliere apprezzo lo sforzo laborioso del suo intervento volto a conferire ad un evidente vuoto amministrativo la pienezza di una programmazione e azione allo stato degli atti inesistente. Non foss’altro per l’abilità linguistica, espressa dall’ottimo politichese, con la quale si destreggia nell’affrontare l’assenza di un serio progetto di intervento in materia di DEGRADO giovanile. Ma ben altre, a dire il vero, erano le mie aspettative riguardo eventuali repliche.La gravità della situazione avrebbe implicato l’elaborazione di soluzioni + incisive. Evidentemente a monte, com’è mia impressione, oltre a proclami propagandistici e promesse elettorali non v’è l’ombra neanche di una seria ed accurata analisi della questione con buona pace del “profondo cambiamento di metodo e stile”. Dunque permettetemi di girarvi il vostro duplice invito, esortandovi ad affiancare il vostro auspicabile impegno futuro al mio quotidiano e concreto operato in favore delle giovani generazioni. Cordiali saluti.

RISPOSTE  
Autore: Francesco Tamborrino Data: 27/11/2004
Rivolto a: Giuseppe Demo
Oggetto: risposta
Messaggio: Gentile Signor Giuseppe, era mio intendimento esporle soltanto alcune modeste e brevi riflessioni, su cose che effettivamente penso e che lei è libero di considerare tranquillamente come aria fritta. Il politichese lo lasci stare. E se vuole inizi a darci anche qualche suggerimento, ha mai sentito parlare di amministrazione partecipata? Cordiali saluti. Francesco Tamborrino
 
Autore: Giuseppe Demo Data: 04/12/2004
Rivolto a: consigliere tamborrino
Oggetto: risposta
Messaggio: Cordiale consigliere tamborrino Se con il termine si riferisce a quell’abusata promessa propagandistica rivolta ai cittadini di concorrere alla conduzione della macchina amministrativa, non posso negarle di averla già abbondantemente sentita. Parimenti però le confermo come sull’acqua vengano scritti tali propositi pre-elettorali. Per l’invito mi vedo costretto nuovamente ad opporre diniego. Il mio concreto impegno sociale non ha certo atteso lo sprono di alcun consigliere comunale per proporre suggerimenti appannaggio del miglioramento della condizione giovanile monopolitana. Mi dispiace arriva tardi. Un’ultima cosa. Spero convenga con il mio sconcerto quando dal mare magnum delle innumerevoli soluzioni praticabili per porre argine all’emergenza del degrado giovanile vedo lei (giovane) tirar fuori come soluzione la redazione del piano regolatore (?)… questo non è politichese? Ok! “Ai posteri l’ardua sentenza”.Ma ho torto quando affermo che se ci fosse a monte almeno un serio piano conoscitivo della problematica, nella sua replica sarebbe stato facile per lei individuare degli spunti d’intervento realmente incisivi, seppur con “modeste e brevi riflessioni”?! spero in lei quindi nn si sia affievolito l'interesse per giovani dimostrato in campagna elettorale. Cordiali saluti. Giuseppe
 
Autore: Francesco Tamborrino Data: 08/02/2005
Rivolto a: Giuseppe Demo
Oggetto: nuovo metodo e giovani
Messaggio: Caro Signor Giuseppe, quanto al buon proposito elettorale di far partecipare i cittadini alla conduzione della vita amministrativa, credo non si possa non riconoscere a questa amministrazione di averci per lo meno provato. Abbiamo messo in moto il metodo della partecipazione, con innumerevoli iniziative di cui lei certamente sarà al corrente, e pur riconoscendo molti limiti a queste prime esperienze, possiamo affermare di aver innescato qualcosa di nuovo che nel futuro potrà migliorare se gli amministratori presenti e quelli a venire dimostreranno costanza e coraggio su questo terreno. Rispetto però la sua opinione di considerarla una promessa non mantenuta. Quanto ai suoi suggerimenti in campo sociale, non conoscendo la sua identità, mi è difficile capire a chi li ha rivolti, se queste indicazioni sono state prese in considerazione, e se no per quali motivi. Sta di fatto che a me interesserebbe non poco poter approfondire l'argomento, anche incontrandola personalmente, visto che tra i nostri compiti non c’è solo quello di dare soluzioni, ma anche quello di studiare e attingere elementi. Mi spiace che lei abbia banalizzato un pò troppo il mio precedente ragionamento. Non credo di essere cosi stolto da immaginare il piano regolatore come soluzione ai problemi dei giovani! Intendevo dire una cosa un tantino più complessa, e cioè che molti dei problemi giovanili nascono anche dalla mancanza di luoghi, strutture, spazi o dalla conformazione di alcune periferie. Elementi questi che contribuiscono a generare disagio, a volte solitudine e soprattutto mancanza di stimoli. E secondo lei, qual è lo strumento per invertire questa rotta e disegnare una città più a dimensione di giovane, una città diversa da quella che ci hanno consegnato i nostri genitori? Resto, infatti, fermamente convinto che lo strumento con cui si disegna una città in proiezione per venti, trenta, quarant'anni sia uno strumento sociale prima ancora che di natura tecnica. Certo, i problemi dei giovani non nascono solo da una città che offre pochi stimoli e pochi spazi, la questione è molto più complessa, e lo so. Come mi rendo conto che non è affatto facile riconoscere i singoli problemi e intervenire efficacemente. Le ho accennato già in precedenza che, attraverso il piano di zona, si sta realizzando una analisi sul mondo giovanile e che certamente questa sarà solo un punto di partenza, destinato, spero, ad approfondimenti e contributi da parte di chi, come lei, opera, vive e conosce i problemi dei giovani. Assumo l'impegno a fornirle fin d’ora copia di questi materiali. Quanto, infine, all’interesse per i miei coetanei, penso che tra le diverse cose dette in campagna elettorale, alcune si realizzeranno, altre forse resteranno proposte troppo ambiziose. Su questo punto, però, sono piuttosto sereno perché l'impegno giornaliero mi dice che sto facendo il possibile per adempiere al mio dovere, anche se c’è, dall’altro lato, l'ansia e l’idea che si debba fare molto di più. Ecco perché interventi come il suo, in fondo in fondo, a me fanno piacere. Saluti. Francesco Tamborrino